XXIX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 16 ottobre

a cura di don Giuseppe

Luca 18,1-8

E il Signore soggiunse: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (vv. 6-8).

 

Bisogna pregare fino alla insistenza con la quale si può superare il merito. Insistere fino a provocare la giusta e benevola reazione come succede anche sulla terra con coloro che non hanno né voglia, né ragioni immediate ad accontentare le nostre richieste. E Gesù ci porta questi esempi per dirci che se perfino il giudice disonesto e l’amico che dorme già a letto con i suoi figli piccoli, si muovono per la nostra insistenza ad accontentarci, cosa non farà il nostro Padre nel cielo che ci ama ed è infinitamente buono e giusto e generoso? La nostra insistenza con lui diventa costanza che saprà superare il fatto che noi non ci meriteremmo di essere soddisfatti.  Ma cos’è la preghiera con Dio? Con gli uomini è una richiesta, con Dio è un atto di amore, di dipendenza e di legame filiale. Quindi noi possiamo sempre pregare con le parole, con le opere, con il lavoro e con la sopportazione sostenuta per amore al Padre del Cielo. La preghiera è fede, è sicurezza, è abbandono, è amore.

 

Preghiera

O Dio, che per le mani alzate del tuo servo Mosè hai dato la vittoria al tuo popolo, guarda la tua Chiesa raccolta in preghiera; fa’ che il nuovo Israele cresca nel servizio del bene e vinca il male che minaccia il mondo, nell’attesa dell’ora in cui farai giustizia ai tuoi eletti, che gridano giorno e notte verso di te.

Torna indietro