XXIX DOMENICA "PER ANNUM" . 22 ottobre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Isaia 45,1.4-6

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l'ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe mio servo e di Israele mio eletto io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio; ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall'oriente fino all'occidente che non esiste dio fuori di me. Io sono il Signore e non v'è alcun altro.

 

Dalle parole del profeta, noto come “Secondo Isaia” e operante durante l’esilio babilonese, traspare vigorosa l’idea che YHWH, il Signore della storia, per compiere il suo progetto utilizza tutti i mezzi, anche quelli più impensati per la logica umana. Così Ciro, il re persiano, viene assunto da YHWH come inconsapevole strumento del suo piano per la liberazione del popolo di Israele (cfr. v. 4). In tal modo l’investitura regale di Ciro appare come un evento voluto da Dio. Se qualche cosa si opporrà, verrà neutralizzata dalla volontà divina («e nessun portone rimarrà chiuso»: v.1), la quale ha risoluto che il popolo d’Israele riacquisti la libertà, che Gerusalemme sia ricostruita e il tempio rifondato. È certamente la prima volta nella storia del popolo eletto che un oracolo favorevole di Dio viene rivolto a un re straniero, al quale addirittura viene attribuito il titolo di unto, ‘consacrato’. Dio fa entrare anche questo straniero – che non conosce neppure il suo nome (v. 5) – in quella dinamica storica nella quale Egli realizza la liberazione del suo popolo. Il Signore si svela, anche servendosi di Ciro quale strumento dei suoi piani, come supremo arbitro della storia e del tempo. Il popolo eletto appare quindi al centro della storia della salvezza, ma non rappresenta il suo limite. È da questo centro che Dio si sceglie strumenti e persone che poi dirige per un suo proprio progetto. Appare chiaro così che il posto esclusivo non lo occupa il popolo di Israele, ma soltanto Dio, il quale è l’unica divinità esistente («Non esiste dio fuori di me»: v. 6) e mostra tale unicità e incomparabilità proprio nel suo agire da Creatore e Salvatore potente.

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