XXVI DOMENICA "PER ANNUM" . 30 settembre 2018

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Giacomo 5,1-6

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

 

Il brano si presenta come una dura apostrofe dei ricchi, i quali, forti dei beni di cui dispongono, limitano l’orizzonte esistenziale alla terra e vi si rinchiudono costituendo sé stessi centro del proprio mondo (cfr. Lc 12,16 – 19). Sembrano vivere in una condizione invidiabile; invece Giacomo mette in luce il dramma di cui sono protagonisti. Così grande è la quantità dei beni accumulati che questi si deteriorano. Mentre folle di poveri vengono private del minimo loro dovuto, un’ingente ricchezza resta sprecata, diviene buona a nulla (v.3a). Tuttavia, poiché si tratta di beni che i ricchi hanno accaparrato in modo iniquo, calpestando i giusti diritti dei lavoratori (v.4) e commettendo soprusi, fino al punto di non esitare a uccidere chi avesse intralciato i loro interessi (v.6), gli stessi ricchi saranno vittime dei loro ingenti capitali (v.3b). nel giorno del giudizio di Dio, infatti, i beni costituiranno la prova d’accusa della loro condotta perversa. La vita frivola e dissoluta che i ricchi conducono non serve ad altro che a farli arrivare ben pasciuti a quel giorno, allo stesso modo in cui gli animali vengono ingrassati per la macellazione (v.5). a fronte della loro situazione, grottesca e paradossale, dei ricchi egoisti e senza scrupoli, sta quella dei giusti, defraudati di ciò che loro spetta di diritto (v.4°), vittime silenziose di vessazioni a cui non possono opporsi (v.6), ma il cui grido giunge alle orecchie del Signore (v.4b). Egli prenderà le loro difese e muterà la loro sorte. Si può intravedere nella figura del “giusto” del v. 6 quella del “Servo di YHWH”, la cui fiducia è tutta riposta nel Signore, il quale veglia sulla sua condizione umiliata e oppressa, “ascolta il suo grido e lo salva” (cfr. Sal 37,39s.; Is 50,6s.).

Torna indietro