XXX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 23 ottobre

a cura di don Giuseppe

Luca 18,9-14

“Il pubblico invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore” (v. 13).

 

Al Signore piace l’umiltà che poi è la giusta considerazione che dobbiamo avere per noi nei confronti di Dio e del prossimo. L’umiltà è verità, è dolcezza, è rispetto, è abbandono e collaborazione, è la base dell’amore filiale verso il Padre onnipotente. Il fariseo finemente orgoglioso e superbo non viene accettato da Dio che gradisce il pubblicano, giuridicamente ai margini del popolo eletto, ma umanamente riconoscente del bene ricevuto e conscio della sua povera presenza di fronte alla grandezza divina. Il Signore preferisce perdonare

un peccatore che riconosce le sue colpe e si offre a Dio così com’è che ringraziare un superbo pieno di sé e giuridicamente in regola con la legge. Quando si parla con Dio è molto importante riconoscere il suo Amore e la nostra superficialità, la nostra mancanza di riconoscenza per i grandi doni che abbiamo ricevuto da lui stesso con l’esistenza che stiamo vivendo.

 

Preghiera

O Dio, tu non fai preferenze di persone e ci dai la certezza che la preghiera dell’umile penetra le nubi; guarda anche a noi come al pubblicano pentito, e fa’ che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome.

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