XXX DOMENICA "PER ANNUM" . 29 ottobre

a cura di don Giuseppe

PRIMA LETTURA. Esodo, 22,20-26

Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Non maltratterai la vedova o l'orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, la mia collera si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani. Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all'indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, perché io sono pietoso.

 

La vendetta – oppure termini equivalenti come ‘riscatto’ o ‘redenzione’ – era per l’Antico testamento un dovere morale e un modo di farsi giustizia in una società senza strutture giuridiche adeguate; spesso, però, essa degenerava e diventava incontrollabile. A dispetto dei pregiudizi, persino la legge del taglione (Es 21,23-25) esprime lo spirito del “Codice di alleanza” (Es 20,22 – 23,33) che è una legge di misericordia. Anche il presente brano è una prova di tale affermazione. Esso mostra come la legge debba essere intesa quale segno della presenza del Signore, che si è dimostrato misericordioso con il suo popolo (cfr. v. 26) e che circonda di particolare premura e amore quei membri della società che risultano privi di una difesa, di un ‘vendicatore’ o ‘redentore’: sono privi di un ‘clan’ gli stranieri; privi del padre o del marito l’orfano e la vedova; dell’avvocato il povero. Per questa gente Dio si presenta come difensore, cioè come loro padre, loro famiglia, loro marito, loro avvocato. I rapporti tra gli uomini – se non misconoscono la verità di quel Dio che si è rivelato a Israele – non dovranno pertanto essere improntati a criteri egoistici di gretto e personale interesse economico (vv. 24-25), ma a quello spirito di solidarietà, compassione e comprensione che Israele ha sperimentato per primo da parte del suo Dio. Ne è conferma il versetto con cui inizia il brano, che rimanda alla memoria della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto (v. 20) e che poi prosegue con insegnamenti capaci di esprimere chiaramente questo spirito di misericordia. Non si tratta dunque di semplici norme di filantropia interrazziale o interclassista, ma dell’espressione di un’esigenza teologica: chi ha conosciuto Dio deve agire in modo conforme alla verità di questo Dio misericordiosa e premuroso, che gli è venuto incontro come liberatore.

Torna indietro