XXXI DOMENICA "PER ANNUM" . 3 novembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 2Tessalonicesi 1,11-2,2

Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.

 

Il brano contiene una preghiera (1.1s.) e una richiesta rivolta ai Tessalonicesi (2,1s). La prima conclude la parte del ringraziamento, la seconda apre la spiegazione dell’Apostolo, contenuta nella parte centrale della lettera. Paolo prega perché anche nelle fatiche e nelle tribolazioni la chiesa di Tessalonica possa rispondere alla chiamata che le è stata rivolta per mezzo di un apostolo e che quotidianamente viene rinnovata da Dio. La comunità è invitata a vivere nella concretezza la sua appartenenza alla signoria di Gesù Cristo e a tradurre la sua fede in gesti coraggiosi. Fin dalle prime righe della sua lettera, Paolo invita a non fuggire le fatiche dell’oggi, pur se angusto e difficile, e a non lasciarsi vincere dalla tentazione di evadere al di fuori del tempo, reclamando come imminente la venuta del giorno del Signore. Il nome del Signore Gesù, che nell’oggi procura fastidi e penalizzazioni, sarà glorificato solo se il cristiano lo accetta come proprio. La ‘glorificazione del nome’ passa per la croce della prova e per scelte di vita che costano. La preghiera chiede che sia Dio a favorire la piena assimilazione tra Cristo e il cristiano. È grazie al compiacimento di Dio che il desiderio di bene che nasce nel cuore dell’uomo produce frutti buoni, è grazie a Dio che la fede si traduce in testimonianza data al vangelo. L’Apostolo sa bene che senza la grazia di Dio il camino della comunità di Tessalonica non arriverà lontano. Uno comunità così giovane, dove Paolo ha potuto ha potuto trascorrere solo poco tempo, è per di più da subito esposta a persecuzioni e a false dottrine circa l’imminente ritorno del signore. La forza e il fascino esercitati da certi discorsi sono tali da far perdere il senno ai membri della comunità. Anche gli strumenti di persuasione sono molteplici: ispirazioni, discorsi e lettere falsamente attribuite all’autorità dell’Apostolo. Rispetto alla parusia e alla riunione con Gesù Cristo, Paolo è costretto a riprendere il suo insegnamento della prima lettere inviata ai cristiani di Tessalonica e a completarlo nel corso di questa seconda missiva.

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