XXXI DOMENICA "PER ANNUM" . 4 novembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Ebrei 7,23-28

Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.

 

Continuando il confronto con le istituzioni giudaiche, l’autore della Lettera agli Ebrei sottolinea l’eccellenza del sacerdozio di Cristo rispetto a quello levitico, motivandone l’assoluta superiorità alla luce del mistero pasquale. Infatti, la mortalità dei sommi sacerdoti rendeva provvisorio il loro servizio e precaria la loro intercessione, così che per assicurare la continuità del culto essi dovevano succedersi gli uni agli altri. Cristo invece è il Risorto che vive in eterno: poiché la sua funzione sacerdotale non conosce limiti di tempo e la sua intercessione è incessante, quanti in ogni tempo si affidano alla sua meditazione possono essere perfettamente salvati (vv.23-25). La resurrezione è ritenuta inoltre come il sigillo con cui Dio attesta la santità di Cristo (cfr. At 3,13-15; Rm 1,4) e l’efficacia del suo sacrificio, perciò Gesù è il vero sommo sacerdote di cui tutti gli altri non erano che l’imperfetta figura. È l’unico sacerdote “che ci occorreva”, cioè che era necessario per la nostra salvezza, per le sue caratteristiche del tutto eccezionali (vv.26s.). Egli solo è senza peccato e perciò non ha bisogno come gli altri sacerdoti di una purificazione personale prima di esercitare il proprio servizio quotidiano, ma molto più ha potuto offrire una volta per tutte la propria vita come il santo sacrificio espiatorio che ottiene un perdono eterno all’umanità.

Il sacerdozio di Cristo è superiore a quello levitico anche per il suo fondamento: quest’ultimo infatti fu istituito dalla Legge, che tuttavia non ha portato nulla alla perfezione (v.19) poiché si appoggia su uomini fragili e fallibili (v.28). il sacerdozio di Cristo invece è fondato su un giuramento di Dio stesso, il Dio fedele, che, dopo aver rivelato il suo Figlio (Sal 109,3s.), lo costituisce unico mediatore tra lui e gli uomini. La sua meditazione è dunque unica, perfetta, indefettibile: egli solo può consentirci di accedere a Dio.

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