XXXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO . 8 novembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA 1 Ts 4,13-18

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. Sulla parola del Signore, infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi, noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

 

Il discorso di Paolo alla comunità di Tessalonica è semplice e pieno di immagini, anche se alcuni tratti del semplice e pieno di immagini, anche se alcuni tratti del suo messaggio oggi non ci riguardano più direttamente, come quello riguardante la convinzione di essere trovati vivi al momento della parusía (v. 17) e di poter vedere e ammirare il trionfo del Signore nel suo ritorno finale. Ma il messaggio che Paolo presenta conserva anche una grande attualità. L’Apostolo non vuole che i suoi fratelli di fede «continuino ad affliggersi come gli altri che non hanno speranza» (v. 13).

Il cristiano si distingue dagli altri per la speranza che nutre in sé, perché l’uomo di fede è davvero in grado di sperare. I fedeli di Tessalonica, perciò, coscienti dell’insicurezza del momento presente, saranno sempre vigilanti, uniti a Cristo nella fede, nella speranza e nell’amore e riceveranno la salvezza che Gesù ha loro meritata con la sua morte e risurrezione. La speranza cristiana, infatti, trova il suo fondamento nella risurrezione del Signore: «Noi crediamo che Gesù è morto e risuscitato» (v. 14). La vita per il credente non si esaurisce quaggiù, ma ha un futuro, e questa è la grande consolazione: «Confortatevi a vicenda con queste parole» (v. 18). Ma Paolo fonda il suo messaggio sull’oggetto della speranza che è la comunione fra i credenti e il Signore. Gesù, infatti, li radunerà ed essi vivranno sempre in unione con lui (v. 17).

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