XXXII DOMENICA "PER ANNUM" . 10 novembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA. 2Tessalonicesi 2,16-3,5

Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno. Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

 

Dopo aver descritto, quasi in termini apocalittici, l’avvento, non ancora completato, del potere dell’iniquità, Paolo tira un sospiro di sollievo nel costatare come a Tessalonica Dio abbia stabilito una comunità che è primizia dei salvati e dei fedeli di Cristo. Egli è stato strumento scelto da Dio perché questo accadesse (cfr. 2,13-14). Nel brano che leggiamo, l’Apostolo richiama il valore delle ‘parádosi’ (consegne, tradizioni) a cui i Tessalonicesi devono rimanere collegati e si fa tramite della «consolazione» di Dio, perché i santi di Tessalonica non cessino di essere uniti fedelmente al suo insegnamento. L’evangelizzatore, amato da Dio e sorretto dal suo Spirito, chiede che la forza che lui ha sperimentato nella sua vita, possa ora sostenere i fedeli di Tessalonica. La «speranza» che ha sorretto il suo cammino incontro al Signore non li lasci inoperosi nel compiere il bene di tutto il cuore. Paolo rende infine partecipe la comunità delle sue fatiche apostoliche: chiede la preghiera per lui, perché venga salvato dalle insidie di chi attenta alla sua vita. La «corsa della Parola» dovrà sfuggire alle trappole che sono state poste lungo il cammino, per arrivare al traguardo, in mezzo ai canti di esultanza di coloro che la accoglieranno ancora, così come un giorno fecero i Tessalonicesi. Quasi, dimenticando se stesso, ritorna a pensare alla situazione dei suoi fratelli. Questi sperimenteranno la credibilità del Signore Gesù nella sua azione di custodia e di protezione dal maligno: un elemento presente anche nella preghiera di Gesù (Mt 6,13), rimane vero anche nelle preghiere dell’Apostolo per una comunità presa nel vortice di attentati alla sua esistenza. L’amore di Dio e la perseverante attesa del Signore Gesù sono i principali doni che Paolo domanda nella preghiera per i Tessalonicesi.

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