XXXIV DOMENICA "PER ANNUM" - CRISTO RE . 25 novembre

a cura di don Giuseppe

SECONDA LETTURA: Apocalisse 1,5-8

Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen! Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

 

In questi versetti, tratti dal prologo dell’Apocalisse, la regalità di Gesù Cristo è presentata essenzialmente come la regalità del Figlio dell’uomo (“viene con le nubi” v.7a). Alludendo alla profezia di Daniele, il veggente può dunque affermare che Gesù è il rivelatore del Padre degno di fede (“testimone fedele”), poiché proviene da Dio stesso. In quanto risorto egli è il capostipite di una nuova stirpe destinata alla vita eterna. È infine “il sovrano dei re della terra” perché è venuto a portare sulla terra il regno di Dio a cui tutti, infine, saranno sottomessi.

Il Figlio dell’uomo, Gesù, è il crocifisso, “trafitto” dall’incredulità e dalla violenza di molti. Proprio in questo modo ha manifestato il suo amore per noi e ci ha liberati dai peccati (v.5), donandoci la possibilità di realizzare la promessa antica: “se costudirete la mia alleanza […] voi sarete per me un regno di sacerdoti” (Es 19,5s.). Nell’ora sempre imminente nella sua venuta gloriosa anche coloro che l’hanno respinto dovranno riconoscerlo e comprendere il male commesso. Ma quanti fin d’ora accolgono la signoria di Cristo nella loro vita sono resi partecipi della sua funzione regale e sacerdotale. In tal modo entrano in come con Dio, principio e fine di tutto ciò che esiste, eterna origine del tempo, che tuttavia viene nella storia, per assumere il travaglio di tutte le creature che con potenza d’amore portarle alla libertà e alla salvezza (v.8).

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